Mettere a tacere gli esperti:

come gli estremisti

distorcono il dibattito

sul benessere animale

Una tendenza allarmante si è radicata negli attuali dibattiti sul benessere animale. Pur rappresentando una piccola minoranza della popolazione, gli attivisti estremisti per i diritti degli animali stanno monopolizzando le discussioni – non perché sappiano di più, ma perché hanno fatto della loro campagna la missione a tempo pieno.

Nel frattempo, allevatori, custodi, addestratori, veterinari e conservazionisti esperti, che vivono e lavorano quotidianamente con gli animali, vengono messi da parte. Il risultato? Un dibattito sbilanciato, in cui esperienza e conoscenza vengono oscurate da voci non qualificate.

Tony Wigley è il fondatore di Responsible Reptile Keeping, un’organizzazione che sostiene allevatori e imprese responsabili di animali domestici in tutto il mondo. Ha osservato personalmente questa preoccupante tendenza in numerosi paesi

‘In qualche modo, proprio le persone che conoscono di più e si prendono più cura degli animali vengono escluse dalle discussioni e spesso dipinte come i cattivi, quando nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Di conseguenza, assistiamo spesso all’adozione di leggi sproporzionate e invasive, con gravi conseguenze negative. E tutto questo si sarebbe potuto evitare se i legislatori avessero semplicemente ascoltato di più gli specialisti che sanno di cosa parlano in prima persona.’

Gli esperti ignorati

L’Animal Welfare Committee (AWC) è un gruppo consultivo governativo attivo nel Regno Unito. Nel 2023, ha proposto linee guida sulle dimensioni dei recinti così eccessive da poter influire su centinaia di negozi che vendono rettili come animali domestici, con il rischio di causarne la chiusura. Inizialmente, le consultazioni dell’AWC hanno escluso la principale organizzazione britannica per la difesa dei rettili, la REPTA. Quando i rappresentanti della REPTA hanno potuto partecipare alle discussioni, la loro testimonianza è stata in gran parte ignorata. Al contrario, il rapporto dell’AWC ha dato maggiore rilievo ai contributi di noti attivisti per i diritti degli animali con ideologie contrarie all’allevamento di rettili. Fortunatamente, le pressioni e i commenti delle aziende specializzate in rettili e delle organizzazioni di advocacy (tra cui la RRK) hanno contribuito a screditare sufficientemente il rapporto, che è caduto nell’oblio.

Una situazione simile nel 2025 ha destato preoccupazione in Svezia. La proposta L80, come era conosciuta, non solo raccomandava recinti di dimensioni esagerate, ma impediva anche l’interazione dei custodi con le specie notturne durante il giorno e suggeriva il divieto di somministrare insetti vivi agli animali – vietando di fatto l’alimentazione (e quindi la detenzione) di molti rettili e anfibi domestici. Le pressioni di un’opinione pubblica indignata hanno costretto il governo svedese a ritirare la proposta L80.

Chi parla veramente a nome degli animali?

A prima vista, è facile simpatizzare con le richieste di un maggior benessere degli animali. Ma il diavolo sta nei dettagli.

Gli animalisti estremisti operano secondo un’ideologia preoccupante: gli esseri umani non dovrebbero tenere, allevare o utilizzare animali per nessun motivo. Per loro, l’obiettivo non è il benessere, ma l’abolizione. Niente zoo, niente cani guida, niente allevamenti in cattività e niente animali domestici. Ai loro occhi, anche la cura più devota ed etica degli animali è sbagliata.

Eppure, questi attivisti hanno spesso poca o nessuna esperienza pratica con gli animali che cercano di “proteggere”. La loro conoscenza è plasmata da retorica, slogan e teoria. Sono esperti in proteste, manipolazione mediatica e campagne emotivamente ingannevoli, non nella cura degli animali, nella veterinaria, nell’etologia o nella conservazione. Confrontando la loro inesperienza e ignoranza con la conoscenza e l’esperienza degli specialisti dell’allevamento di animali, la fonte della competenza più utile dovrebbe risultare evidente. Eppure, nelle audizioni legislative, nei resoconti dei media e nei dibattiti pubblici, sono spesso gli attivisti, non gli specialisti, a decidere. Lo squilibrio non è solo frustrante: è pericoloso. Quando le politiche sono guidate dalle emozioni piuttosto che dai dati, a rimetterci sono gli animali.

Imbarazzantemente disinformato

L’Eurogruppo per gli Animali (EFA) è un potente e ben finanziato gruppo di pressione che fornisce consulenza ai governi dell’UE sulla legislazione relativa ai rettili. Una recente presentazione dell’EFA alla Commissione Europea ha dimostrato quanto poco questi attivisti inesperti sappiano realmente sugli animali che dichiarano di rappresentare. In una diapositiva volta a “educare” i legislatori sull’allevamento dei rettili, l’EFA ha affermato che il serpente più grande del mondo è il pitone birmano – un errore lampante. (La specie di serpente più lunga è il pitone reticolato, mentre la più pesante è l’anaconda verde.) Ma, cosa ancor più imbarazzante, l’immagine allegata non raffigurava un pitone birmano, bensì un pitone reale, una specie di piccola taglia comunemente tenuta come animale domestico.

Non si tratta di errori marginali: queste sono conoscenze di base che qualsiasi appassionato di rettili dovrebbe avere. Eppure, questo tipo di disinformazione è tipico di gruppi come l’Eurogruppo per gli Animali, che spesso presentano come fatti scientifici dati errati o palesemente sbagliati. Ciononostante, queste organizzazioni continuano a consigliare i governi e influenzare leggi importanti che potrebbero privare milioni di persone del diritto di possedere animali domestici. Con conseguenze così gravi e concrete in gioco, ci si deve chiedere: è davvero questo il tipo di persone a cui vogliamo affidare la legislazione? Dovremmo davvero delegare a questi inesperti responsabilità che possono cambiare la vita?

Guarda qui l'analisi completa della disinformazione dell'EFA fatta da RRK (in inglese)

Pitone reale


pitone birmano


Quando il lobbying

supera la competenza

Esistono innumerevoli esempi in tutto il mondo, come quelli sopra citati, in cui cedere alle pressioni degli attivisti ha generato il caos nel benessere degli animali. Ad esempio, i divieti sugli animali esotici e le “liste positive” hanno provocato un’impennata del commercio illegale, costringendo allevatori e possessori di animali rispettosi della legge a operare nell’ombra, con accesso limitato a consulenze e cure veterinarie. In tutti questi casi, l’errore di fondo è lo stesso: dare rappresentanza e influenza immeritate ad attivisti.

Se ci preoccupiamo davvero degli animali, dobbiamo dare priorità all’ascolto di chi possiede esperienza pratica e reale. Gli specialisti dell’allevamento non organizzeranno proteste spettacolari né sommergeranno i social media di indignazione virtuale: non ne hanno né il tempo né la voglia. Le loro giornate sono dedicate alla cura degli animali, spesso guidati da decenni di esperienza accumulata. È ora di porci una domanda semplice: se l’obiettivo è fare ciò che è giusto per gli animali, non dovremmo ascoltare chi li conosce meglio? Allevatori e custodi sono coloro che convivranno con le nuove leggi, quindi meritano sicuramente un posto al tavolo delle decisioni.

“Ogni volta che un’agenda estremista prende piede, l’allevamento di animali domestici finisce per diventare clandestino,” spiega Wigley. “Gli allevatori smettono di condividere i miglioramenti nell’allevamento, cessano di fare da tutor ai nuovi arrivati e tengono la loro competenza lontana dalla vista del pubblico. Il benessere degli animali non migliora quando gli esperti vengono ignorati: peggiora.”

Fatti sulle liste positive

  • Una lista positiva (nota anche come “white list”) è un elenco di animali che il governo autorizza a tenere. Qualsiasi specie non presente nella lista è vietata.

  • Se possiedi un animale vietato, la maggior parte dei governi riconosce dei “diritti acquisiti”, permettendoti di tenerlo fino alla sua morte, ma di solito non puoi allevarlo o venderlo.

  • Molti attivisti favorevoli alle liste positive mirano, in ultima analisi, a vietare completamente la detenzione di animali domestici in cattività.

Ripristinare l’equilibrio

Non si tratta di mettere del tutto a tacere le voci degli attivisti. Il dibattito pubblico prospera grazie alla pluralità di opinioni, e le campagne di sensibilizzazione possono svolgere un ruolo importante nel far emergere problemi reali. Ma quando una piccola minoranza radicale dirotta la conversazione e soffoca le voci più esperte, allora abbiamo un problema serio. Occorre ripristinare l’equilibrio.

L’ingiustizia che emerge nel processo decisionale è estremamente preoccupante. Attivisti ossessionati dalle campagne influenzano sistematicamente la legislazione, con conseguenze devastanti per milioni di proprietari di animali domestici e per gli animali stessi. Se vogliamo davvero proteggere e migliorare la vita degli animali da compagnia, i nostri legislatori devono valorizzare le competenze acquisite con fatica da chi conosce queste creature meglio di chiunque altro. Troppo spesso, gli specialisti vengono messi a tacere o ignorati. È ora di ascoltarli.

Autore: Magnus Forsberg.
Presidente della Swedish Herpetological Society.

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